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ApprofondisciDietro ai traguardi del velista Marco Rossato c’è una passione sconfinata che lo porta a realizzare un sogno dopo l’altro. Mentre lavora per rendere il mondo della vela più accessibile a tutti e vicino anche alle persone con disabilità, dopo il Giro d’Italia in solitaria guarda anche alla traversata dell’Atlantico.
Fin da piccolo la famiglia porta Marco in montagna, ed è li che impara ad amare la solitudine, il contatto con la natura e gli elementi. All’età di 24 anni compie un viaggio rivelatorio ai Caraibi, dove vive il battesimo in barca vela.
Il passaggio dalla montagna al mare è per Marco la cosa più naturale del mondo. In fondo, sono ambienti dove entrare in contatto diretto con la natura attraverso orizzonti sconfinati e dove il silenzio è rotto solo dal rumore dell’acqua quando in mare, del sottobosco quando sei in montagna, e ad unire questo c’è solo il suono del vento ed il cielo azzurro.
Le emozioni vissute in oceano in quel periodo sono così intense che durante il rientro in Italia nella mente di Marco rimbalza continuamente il desiderio di tornare li dove tutto è iniziato.
Marco vive al massimo ogni rotta in mare. Afferma di non avere mai pensato al mare come ad una professione, ma “piuttosto come un luogo in cui poter sprigionare le proprie capacità fisiche residue dovute all’incidente in moto”.
Qualcosa cambia improvvisamente quando decide di tirare fuori il proprio sogno dal cassetto. Nel 2018, parte per il primo Giro d’Italia e acquisisce talmente tanta sicurezza nei propri mezzi che il passaggio allo sport come una professione è del tutto naturale. Negli anni passa da essere presidente di una classe vela paralimpica a socio in un cantiere navale, restaura diverse barche e raggiunte una media annuale di oltre mille miglia in mare, per lo più in solitaria.
Dietro a tutto quello che Marco fa c’è una cosa sola: una grande e sconfinata passione.
Cerca fin da subito di condividere con altre persone con disabilità le stesse emozioni che la vela gli dona. Negli ultimi vent’anni avvicina molte persone a questo sport e parla dei risultati ottenuti sottolineando di recente anche l’aumento significativo di ragazze con paraplegia e persone della terza età.
Tra i principali traguardi della sua attività vede il suo primo Giro d’Italia nel 2019 in solitaria, durante il quale ha gestito una navigazione di oltre 1800 miglia su un percorso sempre diverso e insidioso, ma anche il suo ruolo come timoniere di un maxi yacht, il S/Y CADAMA. Su questa storica imbarcazione di ben 72 piedi e circa 50 tonnellate di stazza coordina un equipaggio di 16 persone. Quando riceve in eredità Tornavento, uno sloop di 30 piedi armato per essere completamente accessibile, intravede la possibilità di continuare a navigare e condividere questa opportunità con altre persone con disabilità, affinando sempre più le proprie capacità veliche.
I sogni di Marco non si esauriscono mai. Il suo desiderio più grande è quello di attraversare l’Oceano Atlantico in solitaria. Non si tratterebbe di un primato, ma sarebbe il primo a farlo su una barca progettata dallo stesso navigatore, su un multiscafo e in piena autonoma dal punto di vista energetico. Un progetto ambizioso che richiede risorse finanziarie importanti.
Allo stesso tempo, Marco pensa ad un terzo Giro d’Italia in solitaria, dopo il primo nel 2018 e il secondo nel 2023 in doppia.
Quando Marco parte per il primo Giro d’Italia ha un budget davvero ridotto che gli impedisce di investire anche in un semplice pilota automatico. Durante la navigazione, si inventa ogni sorta di stratagemma per gestire il timone da una posizione diversa. Ricorda che, partito da Venezia, arriva all’altezza del Gargano con un dolore insopportabile alla spalla. Quando giunge al porto di Brindisi, mentre tutti festeggiano, Marco soffre terribilmente per la spalla. Finché qualcuno del suo team a terra se ne accorge e, la mattina successiva, arriva con un ST1000, il suo primo pilota Raymarine!
Navigando frequentemente in solitaria, Marco sottolinea come il pilota automatico sia certamente lo strumento più importante. Anche su Tornavento, la scelta di installare un pilota automatico non poteva che ricadere su Raymarine, visto che in anni di utilizzo e migliaia di miglia percorse non ha mai avuto un solo problema di affidabilità.
Oggi, con il display Axiom 9, il VHF Ray53 e l’AIS700 a disposizione, le rotte di Marco sono ancora più sicure, soprattutto durante le ore notturne. Nel prossimo Giro d’Italia, pensa di aggiungere un radar, uno strumento che darà un notevole aiuto in termini di sicurezza, propria e per gli altri, così come i tanti altri accessori che Raymarine sviluppa e migliora di anno in anno.